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Attività fisica e gravidanza

Molte donne vorrebbero rimanere fisicamente attive durante la gravidanza, anche se spesso sono perplesse sulla potenziale pericolosità dell'allenamento o sui suggerimenti troppo generici di "basarsi sul buon senso" per stabilire l'intensità dell'esercizio.

Le controindicazioni possono essere di carattere assoluto (malattie coronariche, rottura delle membrane, travaglio prematuro, anamnesi di aborti) o relativo (anemia, ipertensione, disfunzioni tiroidee, presentazione anomala del feto, diabete, perdite ematiche, magrezza o obesità eccessive).

Le donne che presentano controindicazioni assolute saranno escluse da ogni programma di allenamento, mentre quelle che presentano controindicazioni relative dovranno richiedere al proprio ginecologo un'autorizzazione e dovranno essere comunque seguite personalmente dall'istruttore.

Soprattutto durante il primo trimestre, un rialzo della temperatura fetale causato dall'esercizio può provocare ritardi nell'accrescimento dell'embrione. Si deve, infatti, sottolineare che il feto ha già una temperatura superiore a quella materna e che non può far fronte a nuovi rialzi mettendo in atto i meccanismi di termoregolazione, come la sudorazione.

La temperatura fetale dipende quindi completamente dalla temperatura della madre che deve rispettare le seguenti regole per contenere entro limiti di sicurezza i rialzi della propria temperatura interna che ovviamente si associano all'esercizio fisico:

 
  • mantenere un adeguato livello d’ idratazione, bevendo molto sia prima di iniziare l'allenamento che dopo averlo terminato; bisognerebbe continuare a bere anche dopo aver calmato la sensazione di sete.
  • l'intensità di esercizio dovrebbe restare entro il 60-70% della frequenza cardiaca massima in funzione dell'età, in tal modo la temperatura materna dovrebbe subire un rialzo molto modesto e quindi non pericoloso per il feto; è quindi fondamentale basare il proprio programma di allenamento sulle metodiche a frequenza cardiaca costante.
  • la gestante dovrebbe indossare un abbigliamento comodo, senza elastici a polsi e caviglie e in grado di assicurare una buona traspirazione, vanno quindi drasticamente aboliti i capi in nylon e lycra che ostacolano la sudorazione che, come già detto, è il meccanismo di termoregolazione più efficiente.
  • infine la donna non dovrà praticare l'allenamento in condizioni di temperatura superiori a venticinque C quando l'umidità supera il 50%.
Durante l'esercizio si assiste inoltre a una diminuzione dell'apporto di sangue e quindi di ossigeno all'utero, ciò accade perché i muscoli coinvolti nel movimento necessitano loro stessi di un considerevole apporto ematico. Per evitare ciò, si dovrà mantenere un'intensità di sforzo non superiore al 70% della frequenza cardiaca, per periodi inferiori ai trenta minuti.

Gli esercizi svolti in posizione supina per periodi superiori ai cinque minuti presentano delle controindicazioni sia per la madre sia per il feto. In tale posizione si genera, infatti, un aumento della compressione esercitato dall'utero sui vasi venosi materni che ostacola il ritorno di sangue venoso al cuore. Per questo motivo, gli esercizi in posizione supina sono sconsigliati dopo il quarto mese di gravidanza.

La gravidanza comporta un aumento della lassità del connettivo e delle strutture articolari per permettere alle ossa del bacino di dilatarsi con facilità durante il parto, ma mentre si migliora la flessibilità, aumenta anche la possibilità di incorrere in distorsioni e sublussazioni. Per limitare tali rischi, si consiglia di evitare posture esasperate di stretching. L'unico scopo dello stretching è infatti quello di alleviare la tensione muscolare e non quello di aumentare l'elasticità delle strutture connettivali. Infine una dieta ricca di carboidrati permetterà alla futura madre di far fronte alle richieste energetiche dell'allenamento senza incorrere in fenomeni di ipoglicemia che potrebbero essere dannosi per il feto.

Le informazioni contenute in questo file sono di carattere generale e generiche e non è consentito applicarle a casi particolari senza il parere di un esperto qualificato.
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